Quando
ormai nulla più importa è l'ultimo
romanzo di Onetti e quello che chiude la saga di Santa María (che qui diventa,
curiosamente, Santamaría). Un mondo che collassa su se stesso, un'implosione
destinata a lasciare sul campo solo polvere e ricordi.
Protagonista è Carr, un uomo,
forse scrittore, che vive o meglio sopravvive a Monte (Montevideo?) Ridotto
alla fame e abbandonato dalla moglie decide di rispondere all'annuncio di una
misteriosa agenzia che si occupa di traffici poco puliti e con un falso titolo
di ingegnere si ritrova a Santamaría per sovraintendere al completamento dei
lavori di una diga. Impiego di copertura perché il suo vero ruolo sarà poi
quello di vigilare sul fiorente mercato di contrabbando della città.
L'incontro con il dottor Díaz
Gray, personaggio chiave della mitologia onettiana, è il momento in cui il
lettore capisce esattamente dove si trova: siamo nel sogno di Brausen, il
personaggio inventato da Onetti e che a sua volta ha inventato Santa María ("Signor Brausen/" – è
l'inno intonato dalla folla salmodiante di una processione – "per amor
tuo/ dacci la pioggia/ e liberaci dal sole."), siamo in un gorgo che
trascina sempre più a fondo le figure che lo abitano. Doña Eufrasia ed
Elvirita, il turco Abu e il poliziotto Autoridá, le puttane del Chamamé e
Angélica Inés, moglie ninfomane e drogata del dottor Díaz Gray… siamo a Santamaría,
in un "deserto monotono interrotto a volte da presenze che non arrivano a
essere tali, prive com'erano di qualunque significato".
Già, il significato. Più entriamo
nelle pagine del romanzo e più il significato delle azioni degli uomini, il
senso delle loro vite, inizia a sgretolarsi. Anche l'andamento del diario che
Carr sta tenendo lo testimonia: le date si fanno sempre più lontane fino a che
si perde la sequenza cronologica, come a dire che anche il tempo oltre a tutto
il resto ha perso importanza.
È uno sfaldamento che travolge
tutto e tutti, cancellandone a poco a poco anche l'identità: "E
all'improvviso cominciò." – scrive Carr un 11 luglio – "Come sempre,
atroce e indimenticabile. Al principio, pensavo il mio nome completo e lo
ripetevo senza parlare, migliaia di volte, finché cessava di essere il mio
nome, non significava più nulla. Ma siccome io continuavo a essere io, dovevo
fatalmente domandarmi chi fossi". E ancora, un 22 febbraio:
"Cominciai a chiedermi chi sono, e perché io e non un'altra persona; me ne
stetti a ripetere mentalmente un numero spropositato di volte il mio vero nome,
fino a che questo non perse ogni senso e non venne rimpiazzato da un grande
spazio bianco nel quale mi rifugiai senza violenza, ed era l'essere e il non
essere."
Polvere e ricordi, si diceva
all'inizio, questo alla fine del libro è ciò che resta della saga di Santa
María. I personaggi che vissero un tempo sono ora fantasmi spazzati dal vento che
vagano tra le macerie sotto forma di ricordi ai quali è inutile cercare di dare
un senso.
Con questo libro ho terminato la
lettura delle opere di Onetti e quello che resta da fare dopo aver letto tutto
Onetti è solo ricominciare da capo.
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