sabato 20 dicembre 2014

La normalità


La normalità non è che una corda da funambolo tesa sull'abisso dell'anormalità.

(W. Gombrowicz - Ferdydurke)

sabato 13 dicembre 2014

John Banville - Il mare



Una casa di villeggiatura al mare e i ricordi di Max Morden, storico dell'arte, recente vedovo, voce narrante del romanzo.
Max Morden come Pierre Bonnard, il grande pittore del quale sta scrivendo una monografia: entrambi riservati, amanti dell'intimità, quasi ripiegati su se stessi, accomunati dal dolore della perdita della donna amata alla quale cercano di rimanere legati uno attraverso la pittura e l'altro con la memoria.
Il bisogno di raccontare il dolore, di recuperare il passato per non lasciarlo scivolare via. Il ricordo dei sogni, delle potenzialità dell'infanzia, della scoperta dell'amore accompagnata dall'esperienza della morte (l'eterno abbraccio Eros/Thanatos) mescolato con la malinconia e la disillusione del presente.
Fotografie del passato che scorrono, una storia carica di emotività raccontata con una scrittura forse un po' "datata" e un uso della metafora a volte ridondante, che producono uno strano effetto, un'algida eleganza che attrae e respinge alle stesso tempo (come l'onda del mare?).


domenica 23 novembre 2014

Paul Auster - Il taccuino rosso



Operazione commerciale, rispettabile finché si vuole, ma che a me non piace.
Un libretto che si legge in poco più di mezz'ora e si dimentica anche più velocemente.
La possibilità di acquistare un autore famoso a un prezzo invitante è l'esca utilizzata per ingolosire l'acquirente. Lo scopo dichiarato della collana è quello di allargare la platea dei lettori proponendo "assaggi" di scrittori importanti, quello reale raggranellare qualche euro incuriosendo i non lettori e sollecitando l'acquisto di impulso.
Visione cinica? Può darsi, il fatto è che mi sembra tanto un'operazione tipo i-Tune della narrativa, che offre la possibilità di scaricare un libro come fosse una canzone. Letteratura pop? Lo ripeto, non mi piace.
Sarà che invecchio ma per come la vedo io il libro non è un oggetto che deve essere "fruito", "consumato", al momento. Un libro ha bisogno di sedimentare, di rimanere dentro di me, di incontrarsi e a volte scontrarsi con gli altri pensieri, di muovere le acque, di provocare qualcosa che cambi o confermi quello che ero prima di leggerlo, comunque deve aggiungere qualcosa, arricchire.
E questo vale, più o meno, per ogni libro, anche e soprattutto per quelli che non mi sono piaciuti perché anche quelli hanno fatto nascere delle domande, hanno suscitato qualcosa.
Un'idea troppo romantica della lettura? Può darsi. 
Non è neppure questione di lunghezza, perché anche in cento pagine ci possono essere idee stimolanti, il punto è che ci deve essere almeno il libro perché - e qui abbandono l'involucro, il package (come si dice oggi), il simulacro (come mi verrebbe da dire parlando di certe operazioni) per arrivare alla sostanza - Il taccuino rosso altro non è che il copia e incolla di una parte di un'altra opera di Auster, Esperimento di verità, tredici "pensierini" di due o tre paginette l'uno su temi a lui cari, le coincidenze e le piccole fatalità della vita, affrontati così bene in altri volumi di sicuro spessore (penso alla Trilogia di New York e non solo) e che qui invece rimangono abortiti, lasciati desolatamente nudi e non sviluppati, abbandonate ad un veloce e malinconico oblio.

sabato 22 novembre 2014

L'arte di vivere

Accadono molte cose nella piccola vita di tutti i giorni, ma sempre dentro gli stessi schemi, ed è soprattutto questo che ha cambiato l’immagine che ho del tempo. Infatti, mentre prima lo vedevo come una linea da lasciarsi alle spalle, con il futuro come un orizzonte lontano davanti a me, spesso luminoso e comunque mai noioso, adesso, il tempo si intreccia alla vita qui e ora in tutt'altro modo
Se dovessi descriverlo con un’immagine, lo rappresenterei come una barca in una chiusa: la vita viene sollevata dal tempo che lento e inesorabile penetra da ogni lato. A parte i dettagli, tutto è sempre uguale a se stesso. E ogni giorno che passa aumenta la tensione verso quell'attimo in cui la vita raggiunge il culmine, l’attimo in cui la chiusa si apre e la vita torna finalmente a scorrere in avanti. Al contempo riconosco che proprio questo ripetersi, questa chiusura, questa immutabilità sono necessari, mi proteggono, perché le poche volte che le abbandono riaffiorano tutte le vecchie ferite. Improvvisamente mi ritrovo invischiato in ogni possibile pensiero su quello che è stato detto, quello che è stato visto, quello che è stato pensato, quasi come scaraventato nel territorio incontrollabile, infruttuoso, spesso degradante e a lungo andare distruttivo in cui ho vissuto per molti anni. Il desiderio di fuggire è altrettanto forte là come qua, ma la differenza è che il fine di questo desiderio è realizzabile là, ma non qua. Qua devo trovare altri scopi e farmeli bastare. 
L’arte di vivere, ecco di cosa sto parlando.

[Karl Ove Knausgard: "La mia lotta(1)"]