Memorie
del sottosuolo
Roberto Arlt è stato un
"irregolare" nel panorama culturale argentino, un battitore libero
non attratto dalle tematiche estetizzanti degli intellettuali appartenenti al
gruppo di Calle Florida, ma neppure organico a quelli del gruppo di Avenida
Boedo, dei quali pure condivideva parte delle istanze, soprattutto sociali. Il giocattolo rabbioso è la sua opera prima,
un romanzo di formazione di stampo realista che pesca parecchio nella biografia
dell'autore, e che costituisce una lettura decisamente interessante e
propedeutica a quella de I sette pazzi
e I lanciafiamme.
In queste pagine ritroviamo
infatti accennati alcuni dei temi che caratterizzeranno la sua produzione più
matura, così come l'attenzione all'ambiente, alla Buenos Aires sul punto di
diventare metropoli con l'inevitabile corollario di contraddizioni e conflitti
tra vecchio e nuovo e quel sottosuolo di umili, violenti e trafficoni che
abiterà tutta la produzione letteraria di Arlt.
C'è, fin dalle prime pagine, la
letteratura: il rapporto con i libri, da quelli dozzinali a quelli importanti,
dalle avventure di Rocambole (il personaggio dei romanzi popolari di Ponson du
Terrail con il quale Silvio Astier, il ragazzino protagonista del romanzo, si
identifica) a Baudelaire. La letteratura come fuga, contraltare a quella vita
priva di soddisfazioni con la quale Silvio è chiamato a confrontarsi
quotidianamente. E la difficoltà di accesso ai libri, affittati, rubati o presi
in prestito, ma sempre presenti nelle avventure del nostro antieroe. C'è la
sofferenza del vivere, la povertà, la fatica (l'impossibilità) ad alzare la
testa dalla palude di un'esistenza di stenti, la sconfitta che segna tutte le
sfide con le quali ci si deve confrontare e c'è, soprattutto, l'infamia, la
scelta consapevole di fare i male allo scopo di condannare se stesso all'eterno
disonore, infamia che segna in maniera drammatica l'ultimo capitolo del libro (Giuda
iscariota) e che mi sembra essere un tema forte, probabilmente il più forte, di
tutta la poetica arltiana e che qui è ancora una fiammella che balugina a
sprazzi ma diventerà più avanti un fuoco impetuoso in grado di incendiare le
pagine del dittico dello scrittore boarense.