sabato 30 luglio 2011

Preghiera

Dalla ringhiera d'un molo, guardo pesciolini, migliaia,
sciamare, ognuno un minuscolo muscolo, ma anche, senza
poter creare corrente, fare del loro unisono (girando, ripiegandosi,
entrando e uscendo dal proprio unisono all'unisono) fare di se stessi
una corrente visiva, che non può trasportare o muovere d'un
attimo la spirale dell'acqua che scende e sale, la
scia delle barche che ciclica infine ribatte sulla banchina, là dove
incontra la resistenza più profonda, acqua che sembra squarciarsi
(ha quegli strati), una corrente vera benché per lo più
invisibile che manda nel visibile (pesciolini) uno sfrecciare
veloce che impone il cambiamento -
è questa la libertà. Questa è la forza della fede. Nessuno ottiene
ciò che vuole. Non sarai mai più lo stesso. Il desiderio
è essere puro. Quel che ottieni è essere mutato. Sempre più
ogni minuto iridescente, da cui permea l'infinito,
e la dismemoria, certo, il riverbero di qualcosa
alla deriva. Qui, mani piene di sabbia, che faccio filtrare
nel vento, guardo giù e dico prendi questo, questo
ho salvato, prendilo, svelto! E se ascolto
ora? Ascolta, non ho detto nulla. Ero solo
qualcosa che ho fatto. Non potevo scegliere le parole. Sono libera d'andare.
Non posso certo tornare indietro. Non a questo. Mai.
E' un fantasma posato sulle mie labbra. Qui: mai.

[Jorie Graham: "L'angelo custode della piccola utopia"]

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