“Vorrei sapere se lei è un
commediante, un cinico o un avventuriero”.
“Tutti e tre i concetti esprimono
la medesima cosa”.
Questo il dialogo tra l’avvocato
amico di Haffner e l’Astrologo, questa più o meno la definizione di Arlt data
da Onetti (“non so se sia stato un angelo, un figlio di puttana o un
commediante, o forse tutte e tre le cose insieme”). Arlt, il più “irregolare”
dei grandi scrittori argentini del Novecento, che con I lanciafiamme firma un grande romanzo, che non perde un’oncia del
peso specifico de I sette pazzi,
opera della quale rappresenta il seguito.
Un romanzo dalla struttura quasi
frammentaria, privo di un centro forte intorno al quale ruoti la trama e
costituito da tanti nuclei che portano acqua alla storia. Un romanzo di
personaggi, l’identità dei quali viene fuori da quello che dicono e fanno ma
anche da come appaiono nel racconto degli altri. I protagonisti sembrano porsi
le domande giuste (il senso della vita, il loro ruolo nel mondo…), ma poi non
hanno strumenti sufficienti a costruire le risposte adeguate: vanno per
approssimazione, per convenienza, per sopravvivenza. Sono uomini e donne che
sembrano appartenere al sottosuolo dostoevskijano, e in effetti si sarebbe
tentati di leggere questo libro come un
Delitto e castigo porteño se non fosse che il delitto di Erdosain non è tanto
quello (mancato) di Barsuit o quello della Guercia, quanto quello che la
società ha commesso nei suoi confronti e che lui tenta in qualche modo di
espiare, con il risultato sorprendente di condurre la storia dalle parti del
dramma esistenziale (e con un certo anticipo sui tempi).
Erdosain e l’Astrologo sono le
figure che dominano la trama, accomunati dall’idea di distruggere lo status quo
attraverso una rivoluzione sociale che prevede uno sterminio di massa preludio
di una ricostruzione che spetterà ad altri, ma profondamente diversi nei loro
caratteri. L’Astrologo è un cattivo maestro, un teorico che ammalia con il
fascino dei suoi discorsi e ha facile presa sulle personalità più
influenzabili, una mente lucida e folle al tempo stesso che, come tutti i
cattivi maestri, manda gli altri a morire in nome delle sue idee. Erdosain è un
solitario, un uomo privo di speranze ma anche di illusioni, uno che odia la
società per quello che è diventata, che ama la vita ma odia quello che le hanno
fatto gli uomini, uno che soffre davvero e da così tanto tempo da essere stato
profondamente cambiato dal dolore fino a diventare una miscela esplosiva di sadismo,
sensi di colpa, odio, frustrazioni, cattiveria, debolezze e fanatismo, un
individuo amorale che vive con l’unica certezza che la liberazione alle sue
sofferenze arriverà con il suicidio.
I
mostri avrebbe dovuto essere
in origine il titolo di questo libro, poi modificato in I lanciafiamme, probabilmente perché più “letterario”, meno
disturbante. In realtà I mostri sarebbe
stato più indicato perché mostri sono per un motivo o per l’altro tutti i
personaggi che incontriamo durante la storia: gente disposta a vendere la
figlia minorenne, gente che uccide o lascia morire gli altri senza manifestare
compassione o altri sentimenti. Mostri ma con una vita interiore, abitati da
angosce profonde e legati mani e piedi da nodi che non riescono a sciogliere.
A ben pensarci però, se i
personaggi creati di Arlt dimostrano di essere così contraddittori è giusto che
anche l’autore, almeno nel titolo del libro, si ponga al loro stesso livello.
Aggiungo che nell’albero
genealogico di Roberto Bolaño, da qualche parte deve esserci un antenato di
nome Roberto Arlt.
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