Con Qualcosa di scritto Trevi affronta
Petrolio, l’opera incompiuta di
Pasolini, e lo fa dicendo fin da subito che a suo avviso si tratta di un libro
spartiacque per la storia della letteratura che da quel momento in poi subirà
un vistoso cambiamento di prospettiva:
“Fino alla fine, insomma, P.P.P.
lavorò da perfetto rappresentante dell’età moderna, senza sapere che era uno
degli ultimi. […]
Finché è durata, la modernità ha
convinto tutti di essere eterna. Ogni generazione alzava l’asticella, come un
saltatore che si mette alla prova, e trovava la maniera di scavalcarla. Poi,
all’improvviso, proprio nel periodo in cui lo scartafaccio di Petrolio aspetta
nell’ombra il suo momento, questa prodigiosa macchina si arresta – forse per
sempre. Non che la letteratura «muoia», come da più di cent’anni si sperava o
si temeva (o tutte e due le cose insieme). Rimane – ahimè – più viva e vegeta
che mai: semmai restringe drasticamente, una volta per tutte, le sue
potenzialità e le sue prerogative. […]
A metà degli anni Ottanta, lo
scrittore più significativo della sua epoca è sicuramente Raymond Carver.
Artista tutt'altro che modesto rappresenta alla perfezione lo straordinario
cambiamento che si è verificato. Nei suoi libri, noi assistiamo allo
sconcertante spettacolo di una letteratura che non pensa più nulla. L’unico
compito che lo scrittore si assegna è quello di essere uno storyteller. L’unico
mondo di cui parla, è quello che conosce empiricamente – la porzione di gabbia
che gli è toccata in sorte. L’unica sua speranza, è che quelle storie piacciano
a un buon numero di lettori.”
Insomma: Trevi ci va giù duro,
tanto per mettere le cose in chiaro su come la pensa.
Di più: in Qualcosa di scritto, Petrolio
travalica l'ambito del romanzo, finendo per costituire una sorta di
"iniziazione", il libro sacro del culto del dio Pier Paolo Pasolini,
al quale veniamo introdotti dalla figura della sacerdotessa pazza Laura Betti.
Entriamo in una dimensione mistica
che comprende anche un pellegrinaggio ad Eleusi: Petrolio si dilata fino a diventare un "rito", un
tentativo di andare oltre la realtà nella quale viviamo e il doppio (la
metamorfosi sessuale, ma anche il binomio violenza/pietà) diventa lo strumento per
avventurarsi in territori inesplorati alla ricerca della visione suprema:
"P.P.P. ha scoperto
l’orrenda verità che si nasconde dietro le apparenze, e bussa alle porte dei
suoi simili per comunicare le sue scoperte prima che arrivi qualcuno a farlo
fuori. Bisogna insistere sul modo della conoscenza, che è corporeo prima che
intellettuale, ed è la diretta conseguenza di uno stile di vita, non di un
sistema di pensieri e definizioni. L’intellettuale, lo scrittore, in genere è
un individuo che possiede un corpo come tutti gli altri, e ne può godere come
tutti gli altri, ma al momento di conoscere, conosce solo con la sua mente,
mentre P.P.P. butta nella mischia ogni centimetro, ogni grammo della sua
carne."
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