sabato 15 giugno 2019

Clarice Lispector – Un soffio di vita


C'è un libro in ognuno di noi.

Un soffio di vita è un testo postumo di Clarice Lispector e raccoglie le carte che la grande scrittrice non fece in tempo a ordinare e pubblicare in vita. Non rappresenta però un malinconico canto del cigno quanto piuttosto un vero e proprio "grido di un uccello rapace", e non poteva essere altrimenti considerando la personalità forte dell'autrice che in queste pagine spinge così in profondità la riflessione al punto di attorcigliarsi su se stessa in un vorticoso corpo a corpo con la scrittura - spesso contraddittorio  - che non guarda mai al lettore e che si muove in equilibrio precario sul bordo sottile dell'illeggibile, sconfinando volentieri oltre questo limite  («senza inizio né fine, sono il punto prima dello zero e del punto finale. Dallo zero all'infinito camminerò senza fermarmi. Dallo zero all'infinito camminerò senza fermarmi. Ma allo stesso tempo tutto è così passeggero. Io sono sempre esistito e di colpo non ero più. Il giorno là fuori scorre a caso e ci sono abissi di silenzio in me.»).
Qui si parla di eternità, di un tempo che non esiste, di immanenza, di un eterno presente, ma anche di un altro punto fermo della produzione letteraria della Lispector: il rapporto tra parole e scrittura («sono uno scrittore che teme le trappole delle parole: le parole che dico ne celano altre – quali sono? Forse le dirò. Scrivere è una pietra gettata in un pozzo profondo.»). Si parla di scrittura salvifica e della creazione di un doppio (Ângela Pralini) che dovrebbe aiutare lo scrittore protagonista del libro nella ricerca del senso della vita, attraverso un botta e risposta nel quale lui e il suo alter ego sembrano non tanto dialogare quanto seguire ognuno il corso dei suoi pensieri.
Così, in un gioco di specchi meta-letterario, succede che Ângela sia la creazione del protagonista a sua volta creazione dell'autrice, Ângela che rappresenta tutto ciò che lo scrittore avrebbe voluto essere, «l'evoluzione di un sentimento», qualcosa che da interiore si è esteriorizzato fino a oltrepassare la volontà dell'autore e sostanziarsi in qualcosa d'altro pur rimanendo inconsapevole di se stessa, della sua identità. Ângela è il tentativo dello scrittore di vincere le regole del tempo per innalzarsi fino all'immortalità in una tensione continua tra l'essere e il divenire, nell'aspirazione di riuscire a fondere attraverso la parola corpo e anima in un unicum inteso non come qualcosa di statico ma come movimento, equilibrio incerto su un filo teso a cento metri da terra.
Per Clarice Lispector l'esistenza stessa è una tensione continua, voglia di trascendere, rilanciare, andare oltre e al tempo stesso un alternarsi di sogno e coscienza, una selva intricata che la grande scrittrice attraversa usando come guida non la logica ma l'istinto, aspirando al raggiungimento di un nulla che rappresenta una sorta di «stato di Grazia», il distacco dalle cose del mondo per accedere ad una dimensione diversa.
La parola rappresenta per l'autrice brasiliana il fine e il mezzo, lo strumento al quale si è affidata nel corso di tutta la sua ricerca e che al tempo stesso non ha mai smesso di temprare, cercando di adattarlo ai suoi scopi con una dedizione così costante a punto da attribuire alla parola un ruolo quasi mistico. Scrivere, per Clarice Lispector, è la risposta al bisogno di ordinare il suo caos interiore e contemporaneamente il suo modo di stare al mondo.
Un soffio di vita è un libro frammentario che nella terza parte, il libro di Ângela, procede a strappi, spostando l'attenzione a quel mondo delle cose che Ângela cerca di cogliere nella loro essenza, nel loro aspetto immateriale, convinta che esse contengano al loro interno un progetto in grado di proiettarle in una dimensione onirica («Il procedimento di Ângela, quando scrive, è lo stesso di quando si sogna: si vanno formando immagini, colori, atti e soprattutto un'atmosfera di sogno che sembra un colore e non una parola. Lei non sa spiegarsi. L'unica cosa che sa è fare, fare senza capire.»).
Il senso di questa ricerca è la stessa autrice a rivelarlo: comprendere se stessa per chiudere il cerchio per arrivare così all'assoluto. Impresa non facile se ti chiami Lispector: la sua è una sfida continua ad amplificare la propria coscienza, ad alzare costantemente l'asticella delle sue aspirazioni, un viaggio periglioso alle fonti dell'Io, verso un abisso interiore «attraverso il quale, fantasmagorica, comunico con Dio.»

Un soffio di vita è un libro particolare, che non guarda minimamente al lettore, un'opera che mi sento di consigliare solo ai pochi devoti di stretto rito lispectoriano.

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