sabato 20 ottobre 2012

Liturgia pagana


Accade
che mentre cammino costruendo mondi
apra gli occhi e si accenda il mare.

Dubito
che questa volta sarà come le altre.

Temo
che il sangue non si scioglierà
che il metallo non diventerà oro
che il ramo nella mano del bambino non si farà spada.

Perché non c’è spiegazione a quello che accade quando incontro il mare,
nessuna certezza che la magia si ripeta ogni volta.

Invece succede.
Anche questa volta,
come le altre volte è stato.
Succede
che mi senta capito senza far scorrere parole
accolto nella casa del padre
senza dover fabbricare giustificazioni.

Qui dove si parla una lingua che non ha bisogno di parole
qui dove le cose esistono di per sé
senza il bisogno dell’uomo che le giustifichi.

Qui al punto fermo dove la danza ha inizio.

[Lars W. Vencelowe: "Mater mare"]

domenica 14 ottobre 2012

Cercare le parole


Man mano che avanzava l'inverno, avevo la sensazione che i suoi occhi fossero diventati ancora più trasparenti. Ma nella loro trasparenza non si intravedeva nessun punto d'arrivo. Di tanto in tanto Naoko, senza alcuna ragione apparente, mi guardava fisso negli occhi come se cercasse qualcosa, e ogni volta mi prendeva una strana sensazione di tristezza e di impotenza.
Forse vorrebbe dirmi qualcosa, cominciai a pensare. Solo che Naoko non riesce bene a esprimere le cose a parole. No, il problema viene prima. E' dentro di sé che lei non riesce ad afferrare le cose. E' questa la prima ragione per cui non trova le parole, pensavo. E allora gioca continuamente con fermaglio, si asciuga le labbra con il fazzoletto, mi scruta a lungo negli occhi senza una precisa ragione. A volte pensavo anche che avrei voluto stringerla forte tra le braccia, ma esitavo e alla fine rinunciavo. Temevo che questo gesto avrebbe potuto sconvolgerla. Così continuavamo a camminare per le strade di Tokyo come sempre, e lei continuava a cercare le parole in quel suo spazio vuoto.


[Murakami Haruki: "Norwegian wood"]

sabato 13 ottobre 2012

Guida tu


Mi commuovo di dettagli, il ferro ruggine
che si attorciglia sulla vite,
il verderame su un muro storto,
l'accensione delle zucche nel minuscolo
orto in fondo alla dolina,
sulla strada che attraversa la mattina
da Motovun (Montona) - per festoni di quercioli
e morsi di terra rossa - a Visinada.
Mi commuovo di istanti, mentre cresce
dentro il tepore dei colori un alito
gelido d'ansia, che si fa allarme e soffia
più forte, fino a mostrarsi terrore
e imminenza di catastrofe.
Nulla ripara la lesione
del giorno appena incorniciato, nessun fuoco
arde l'ora deforme - voi di sonni
marci, di imprecazioni, voi di felicità
irrinunciabile, bagliori accerchianti,
contate nelle mie tasche i soldi, gli anni
e le lacrime.

[Gian Mario Villalta: "Vedere al buio"]

domenica 7 ottobre 2012

Pomeridiano

Le galline piluccavano ancora per la strada. La vecchia moglie del capitano
sedeva sulla soglia reggendo il nipotino sulle ginocchia aperte. 
Un ragazzo trasportava un paniere. Le case
caotiche di fronte al tramonto, coi loro vecchi bauli,
i letti di ferro, i tavoli, i quadri. Un grammofono
suonava rauco in una stanza chiusa. Le lenzuola
avvolgevano in ampi quadrati la propria storia. Non si sentiva il mare.
Una grande mano invisibile sollevava le sedie
due palmi da terra. Come fanno gli uomini a vivere senza la poesia?

[Ghiannis Rotsos: "Il funambolo e la luna"]